Il mare che circonda l’isola in tutta la sua interezza è spesso vissuto come un male che la allontana dal resto della nazione. Questa distanza però ha fatto in modo che la cultura e l’identità sarde potessero fiorire e rimanere intatte, arrivando a risuonare forti sino ai giorni nostri. Uno degli elementi maggiormente identitari in cui puoi percepire la storia isolana sono i suoi murales. Il colore rimane sedimentato nella ruvidità dei muri e regala un’esperienza indimenticabile che potresti fare con serenità fuori stagione, senza turisti e all’insegna del low-cost.
Tantissimi paesi possiedono questi tesori artistici che da sempre hanno avuto forte voce, spesso non ascoltata rispetto a quella delle città. La scoperta della street art sarda può essere la motivazione giusta per vedere una Sardegna diversa ma altresì unica, tralasciando le spiagge più conosciute e riposando nei borghi che ospitano i murales (oppure in un agriturismo per vivere una vacanza lenta e rurale).
Ma andiamo a scoprire quali sono i paesi sardi che si caratterizzano per la propria street art. In alcuni casi, si tratta di arte dal valore storico e di tipo folkloristico, in altri casi invece potrai scoprire una modernità artistica che forse non ti aspetti. Partiamo!
San Sperate
Il muralismo: uno stile artistico di origine medievale, reso forte dalla rivoluzione messicana, diventa parte integrante del volto sardo e dei suoi edifici. Ed anche nell’isola possiamo parlare di rivoluzione sì, ma artistica, per mano di Pinuccio Sciola. Un artista a tutto tondo, famoso per le sculture sonore, ha dato il via a questa trasformazione coinvolgendo gli abitanti del paese seguendo l’onda delle proteste del 1968.
Questa realtà in provincia di Cagliari ospita oggi tantissimi street artist provenienti da tutto il mondo che vogliono lasciare un segno tra le sue vie. Se anche tu vuoi lasciare un ricordo o vuoi visitare questo bellissimo paese museo per più giorni, ti consigliamo di pernottare in zona.
San Gavino
Due sono i motivi per cui non puoi perderti questo piccolo centro: lo zafferano e i murales che dal 2013 vestono San Gavino. Se ne contano più di 40 per mano di autori come Giorgio Casu (in arte Jorghe) e tanti artisti locali e nazionali. Questo vero e proprio movimento di rigenerazione urbana basata sull’arte è nato per ricordare la morte di un giovane del luogo, avvenuta troppo presto per la sua età.
Dal 2017 l’Associazione culturale Skizzo coinvolge la cittadinanza nella street art, invogliando i turisti a far visita, organizzando visite guidate e altri servizi turistici. La qualità artistica delle opere è di livello altissimo.
Orgosolo
La tematica politica legata al muralismo tuona forte nel paese barbaricino. Orgosolo infatti segue un tema a lui caro: la lotta contro i soprusi dei potenti che hanno fatto diventare la vicina piana di Ottana un luogo abbandonato e dimenticato. Dagli anni ‘80 in poi ha allargato i suoi orizzonti con rappresentazioni di tipiche scene locali.
Dal primo murales, comparso nel 1969 per mano del Gruppo Diòniso, ad oggi, Orgosolo ne possiede più di 150. Tantissimi creativi vogliono entrare a far parte di questo racconto, di questa presa di posizione dei più piccoli contro i più grandi. Un’arte sicuramente ricca di significati emotivi, sociali e politici.
Orgosolo si trova in una zona veramente suggestiva, in piena Barbagia ma anche vicino alla costa est. Conviene pernottare per qualche giorno per sentire pienamente l’eco della Sardegna.
Fonni
Ai piedi del Gennargentu trovi questo piccolo paese, meta perfetta per le vacanze invernali: Fonni. Ciò che molti non sanno è che in questa realtà ci sono circa 30 bellissimi murales che rappresentano la quotidianità del paese: dai momenti di festa alle maschere del carnevale.
Troverai segnati in una cartina tutti i murales da vedere seguendo un percorso consigliato, con spiegazioni dettagliate di ogni opera. Fonni è un paese di montagna, quindi si sviluppa tra salite e discese. Anche se il tragitto è consigliato per le famiglie è meglio vestirsi comodi e, se possibile, evitare di portare passeggini.
Onanì
Un museo a cielo aperto poco conosciuto e per questo meta ambita per le vacanze lontane dalla folla, luogo ricco d’arte tra sculture e splendidi murales. Uno dei più importanti, che smuove gli animi, si trova davanti al Comune: è nato per mano di Diego Asproni che, unendo i colori sulle mura nude, racconta storie di lotta, rivendicazione e protesta sociale: “…Di Onanì la popolazione è rimasta in totale miseria perché una parte dei terreni comunali la possiede la colonia di Mamone. Ne hanno lasciato a noi appena un pezzetto…”.
Se stai cercando delle località completamente fuori dalle rotte turistiche più battute, questo minuscolo paesino del nuorese è il posto giusto per te.
Tinnura
Quando un paese rischia di morire la popolazione ha davanti a sé due strade percorribili: sopperire e abbandonarsi all’inevitabile, oppure riscoprirsi. Tinnura nel 2001 ha deciso che non voleva essere dimenticata e ha risposto con una politica di riqualificazione, valorizzazione e recupero del centro urbano. Una delle armi in mano al paese son stati proprio i murales.
Nelle aree di sosta, come piazze e fontane, negli edifici del paese, ci sono rappresentazioni della vita quotidiana di Tinnura dove uomini e donne sembrano prender vita e hai la sensazione di avere i loro occhi su di te. Un’arte che parla e racconta storie rurali e familiari tramite le mani di autori come Pinuccio Sciola, Stefano Chessa e Fernando Mussone.
Selegas
1400 abitanti. Un paese così piccolo racconta la storia della Sardegna tramite la sua street art. Nel 2018 Selegas ha dato luogo al Premio d’Arte Luigi Pu in onore dell’artista scomparso nel 2015 che tanto aveva raccontato il paese e i suoi murales. Una manifestazione artistica a cui hanno partecipato vari creativi di caratura regionale e nazionale.
Tra le opere sicuramente più significative, capace di catturare l’attenzione del visitatore curioso, è il murales che rappresenta un paesaggio sardo, ma al centro nell’opera c’è una donna che dà le spalle a tutto questo: è anziana, indossa abiti neri. Ha il viso corrugato, colmo di preoccupazione, che si può leggere nelle rughe che le caratterizzano il volto. Ha una mano davanti alla bocca ma puoi comunque sentirla parlare.
Cossoine
Nel nord ovest della Sardegna c’è un borgo di campagna che mostra la sua quotidianità coi murales: dal signore che indossa il Bonette (tipico copricapo sardo) e suona uno strumento a fiato, sino alla donna anziana che, con gli abiti paesani neri, stende i suoi panni e pone lo sguardo sul paese. I suoi pochi abitanti però non raccontano solo ciò che è stato. Passeggiando per il borgo puoi vedere rappresentati anche soggetti della quotidianità odierna. Cos’è l’arte se non un ponte tra passato, presente e futuro?
Palau
Scene di vita quotidiana, pareti che sembrano non finire mai grazie ad archi e paesaggi che danno un senso di profondità, come se potessimo entrare in quel mondo fatto di tradizione semplicemente toccando i murales. Questa è Palau, in provincia di Sassari. Qui è forte il fine narrativo e descrittivo dell’arte, realistico e idealizzato allo stesso tempo, in cui la contemporaneità si riconosce nei murales.
Dedica almeno due giornate a Palau trascorrendo una piacevole nottata nella città della Roccia dell’Orso.
Macomer
Dalla Preistoria ad oggi: Macomer, in provincia di Nuoro, ha vissuto gli avvenimenti storici sempre con molto fervore, lasciandosi influenzare da essi.
Ormai da qualche anno (2016) è iniziato un progetto di valorizzazione degli spazi urbani basato su murales e street art grazie ad un festival creativo: ProPositivo. Ogni anno viene seguito un tema per le manifestazioni e le opere stesse, richiamando così artisti da ogni dove e coinvolgendo giovani di Università e Licei sardi.
Al Festival della Resilienza del 2019 è stato dedicato un Murales a Grazia Deledda: sfondo nero, viso ricco di colori, e una citazione del primo Premio Nobel donna alla Letteratura: “Siamo il regno ininterrotto del lentischio, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell’immensità del mare..”.
Sadali
Tra cascate e culurgiones si nasconde questo paesino ricco di street art: Sadali. Per le vie puoi vedere raccontata la storia del luogo tra murales, come quello sul gioco sardo di Sa Murra e foto di uomini e donne, ormai defunti, che continuano ad abitare il paese nella memoria e negli occhi di chi oggi ancora vive lì.
Nel 2015 Sadali ha ospitato Murartista, un’iniziativa artistica che ha portato nel piccolo centro artisti internazionali e la loro idea di creatività. Il fine era aumentare il dialogo tra il patrimonio artistico antico e quello odierno anche attraverso numerose sperimentazioni e residenze d’artista.
Uno dei più significativi è sicuramente quello di ROA, un artista belga. L’opera rappresenta un animale tipico della fauna locale, simbolo di forza e libertà: il cinghiale. Il suo stile è molto cupo, infatti gioca sui toni del nero e a tratti risulta inquietante utilizzando linee forti e nette. I peli dell’animale sembrano quasi tentacoli che catturano il tutto trasportandolo nell’oscurità. Quale significato dare a questa oscurità, sta a te trovarlo.
Villamar
Forse non lo hai mai sentito nominare, soprattutto in riferimento alla street art. In realtà Villamar è il secondo paese ad avere più murales in Sardegna dopo Orgosolo. Tutto è nato negli anni ‘70 grazie al pittore locale Antioco Cotza, che rappresenta con la sua arte momenti storici importanti, anche internazionali, e il cileno Alan Jofrè, esule politico ospite di Cotza.
Nel 2016 è stato chiesto allo street artist Manu Invisible di creare un nuovo murales, e così è stato: Grazia Deledda (Premio Nobel per la Letteratura), Andrea Parodi (voce sarda immortale), Pinuccio Sciola (artista e visionario) e Antonello Salis (cantante e musicista jazz) riuniti in quest’opera d’arte chiamata Bagliori.
Serramanna
A circa 25 km da Villamar trovi un altro centro fondamentale per conoscere la scena muralista sarda: Serramanna. Come esito della vicinanza, anche in questo paese la rivoluzione artistica dei murales ha avuto inizio negli anni ‘70 proprio per esprimere dissenso e forza tra i giovani.
Negli ultimi anni c’è stata molta attenzione non solo nel creare nuovi murales, ma anche nella manutenzione dei vecchi. Uno dei più memorabili è Emigrazione è deportazione di un gruppo di creativi: Arba, Dessì, Ledda e Putzolu. Del filo spinato blocca corpi esanimi e senza volto che hanno perso la loro umanità. Tutto intorno, l’aria è rosso sangue.
Montresta
Tra Bosa e Alghero si nasconde questo borgo poco frequentato dal turista medio, nato grazie al volere di Carlo Emanuele III ed oggi museo a cielo aperto di street art con le sue opere commemorative, onorarie e identitarie. Il paese è famoso anche per la produzione artigianale di cestini, che troviamo anche rappresentati e raccontati nei murales di Montresta.