La Sardegna offre ottimi vini rossi e bianchi
Con l’arrivo di Settembre, in Sardegna come in altre parti d’Italia, giunge il tempo della Vendemmia, pratica che questo anno si preannuncia particolarmente favorevole grazie all’andamento climatico che ha contribuito ad un incremento del 10 % della produzione vitivinicola regionale. Il settore vitivinicolo è uno dei più importanti comparti dell’economia sarda e costituisce un punto di forza per le sue peculiarità economiche, qualitative, culturali e sociali.
La viticoltura è un’arte che esiste in Sardegna da millenni. Secondo alcune teorie furono i Fenici e i Cartaginesi a diffondere per primi la coltura del vino in Sardegna, secondo altre le antiche popolazioni nuragiche coltivavano già la vite e producevano il vino. Presso il nuraghe Arrubiu ad Orroli sono state infatti rinvenute delle zone adibite a veri e propri laboratori enologici risalenti tra il II e IV sec d.C.
Nel Medioevo, durante l’avvento dei Giudicati, la viticoltura conosce un ulteriore sviluppo grazie ad uno specifico regolamento che ne disciplinava l’impianto ed il commercio.
Con la dominazione spagnola vennero inoltre introdotte nell’isola nuove specie vinicole ancora oggi coltivate. Le forme di allevamento oggi utilizzate in Sardegna sono la controspalliera di media espansione e la tradizionale forma ad alberello.
L’intero territorio regionale è adatto alla coltivazione ma ogni zona vanta una o più produzioni vitivinicole di qualità. La superficie vitata in Sardegna è stimata intorno ai 30.000 ettari e la produzione di vino è programmata sulla base delle direttive CEE che hanno permesso la produzione di vini di ottima qualità, tra cui il Vermentino, il Moscato, il Cannonau, il Nasco, il Carignano, la Malvasia e la Vernaccia. Ci sono tante cantine che propongono una degustazione dei loro vini alla fine di un tour guidato.
Testo e foto: Elena Fenu (Sardinia Natour).
it
de
nl
en
fr

